NASCAR – Intervista esclusiva con Scott Wood, gasman della Toyota Camry #11 di Denny Hamlin

Pubblicato: 24 febbraio 2012 da Giannazzo in nascar
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fonte immagine: nascarmedia.com/Getty images

Grazie a Scott Wood, gasman della Toyota Camry #11 del Joe Gibbs Racing, pilotata da Denny Hamlin e gestita nel ruolo di crew-chief dal neo arrivato Darian Grubb, scopriamo quanto lavoro si cela dietro un pit stop di una gara NASCAR, nonché come si svolge la settimana lavorativa di un team di vertice come il JGR.

La crew della Camry #11 è una delle più quotate di tutta la NASCAR, ed ha vinto negli ultimi due anni lo Sprint Pit Crew Challenge, competizione riservata alle squadre che si tiene in occasione dell’All-Star Race.

Scott è nato 50 anni fa a Liberty, South Carolina, ed ha giocato a Football Americano a Bergamo, nei Lions, nel 1986, arrivano alla semifinale scudetto. Rientrato negli Stati uniti, ha lavorato nella ARCA Series, nella Nationwide Series ed è poi approdato in Sprint Cup.

Nel novembre del 2011 ha accompagnato Max Papis nella sua esibizione al Monza Rally Show, desideroso di tornare in Italia, ed è rimasto stupido dall’accoglienza del pubblico italiano.

Come sei arrivato a giocare a Football Americano in Italia?

“Avevo 23 anni e giocavo a football a Greenville, South Carolina, quando con un mio amico abbiamo visto su un giornale che avevamo una città gemellata, Bergamo, e che lì c’era una squadra di football, i Lions. Noi non sapevamo che si giocasse in Italia, ma abbiamo visto che potevano schierare due americani e non ne avevano in squadra, quindi abbiamo mandato i nostri curricula e ci hanno presi. Sono stato uno dei primi americani a giocare a Bergamo, nel 1986, ed è stato molto bello. Ho giocato un anno e poi sono tornato al college, mentre il mio amico ha giocato ancora un anno, e poi abbiamo continuato a collaborare con la squadra, aiutandoli a mettersi in contatto con altri giocatori americani”.

fonte immagine: profilo facebook di Diego Orfeo

E’ stata una bella esperienza?

“E’ stata una delle cose migliori che abbia fatto in vita mia”.

Come sei entrato nel mondo nella NASCAR?

“Mio padre faceva il meccanico e io ho sempre avuto un’inclinazione per le auto. Inoltre ero un atleta, cosa che mi è stata molto utile. Mio fratello era in contatto con un team che sarebbe andato a Daytona per la gara della ARCA Series, così ho dato una mano e sono entrato in contatto con un altro team, situato vicino a dove vivevo. Sono andato ad aiutarli come volontario, la sera, lavorando sia in sede che in pista. Alla fine ho ottenuto un lavoro nella Nationwide Series, che allora era ancora la Bush Series. Allora facevo il jackman: furono le mie qualità di meccanico a farmi entrare in quel mondo, ma fu il fatto di poter lavorare sia in officina che in pista a farmi salire di categoria fino alla Sprint Cup: facendo entrambe le cose avevo più valore di chi poteva fare solo una delle due”.

Cosa fa un gasman durante un pit-stop?

“Il nostro lavoro si è evoluto molto poco nel corso degli anni. Quando la NASCAR ha mosso i primi passi, i pit-stops erano molto lunghi e si metteva la benzina esattamente come si faceva con le auto prima che arrivassero le pompe di benzina. Non serviva essere molto veloci, perché cambiare le gomme richiedeva comunque molto tempo. Di anno in anno però, i pit-stops si sono fatti sempre più veloci e anche il rifornimento si è dovuto velocizzare. Ci sono due persone che se ne occupano. Uno che fa il rifornimento vero e proprio, con una tanica cilindrica, e l’altro che porge la tanica da dietro il muretto. Un buon pit stop oggi dura 11 secondi e devi essere molto attento ad aver fatto il pieno completo per il momento in cui le gomme sono state cambiate. I due contenitori, che pesano circa 43Kg l’uno e quando inserisco il primo, cerco di stare in posizione il più a lungo possibile, fino a quando i miei compagni non hanno cambiato le ruote di destra, per immettere più carburante possibile (non ci sono sistemi di pompaggio, il rifornimento avviene per caduta, ndr), poi vado al muretto, prendo la seconda tanica e cerco di mettere più benzina che posso. E’ una corsa contro il tempo molto difficile, anche perché lavoro con una delle migliori pit-crew di tutta la Sprint Cup, i tire-changers e il jackman sono veramente velocissimi!”

fonte immagine: Joe Gibbs Racing

Come è cambiato il tuo ruolo con l’uscita di scena del catch can man?

“Questo cambio regolamentare ha reso il mio lavoro molto più difficile. In precedenza il catch can man mi aiutava, perché reggeva la prima tanica mentre andavo a prendere la seconda, permettendoci di svuotarla meglio. Ora passa del tempo tra la prima e la seconda tanica. Sono circa 3 secondi di “buco”, su cui dobbiamo lavorare, velocizzando moltissimo lo scambio di taniche al muretto. Per di più il catch can man era quello che poteva fare più aggiustamenti all’assetto della vettura durante la sosta. Ora quegli aggiustamenti ce li dividiamo io e il tire carrier delle ruote posteriori. A volte mi capita di dover effettuare regolazioni o sistemare la manovella che consente al tire-carrier di farle. Ci sono parecchie cose in più che possono andare storte”.

Questo cambiamento ha comportato altri problemi?

“Con il nuovo regolamento bisogna essere molto più aggressivi in fase di rifornimento. Quando abbiamo fatto le prime prove, con dell’attrezzatura comprata da un fornitore, molte cose si rompevano, quindi il JGR ha cominciato a costruire dei pezzi in casa, con materiali più resistenti, che ci hanno consentito di ottenere risultati decisamente migliori”.

Cosa fai tra un pit stop e l’altro?

“Subito dopo la sosta dobbiamo pesare le taniche, per sapere quanta benzina abbiamo messo nel serbatoio della macchina e capire quando sarà la prossima sosta. Quindi pesiamo le taniche, ci annotiamo i pesi e rimandiamo le taniche alla stazione di rifornimento perché siano riempite nuovamente e facciamo i calcoli per capire il nostro consumo di carburante. Trascorriamo gran parte del tempo a prepararci per la sosta successiva. Quando riceviamo le taniche piene, le lubrifichiamo e le ribaltiamo perché siano pronte per la prossima sosta. Di solito, quando le taniche tornano alla piazzola di sosta, siamo già praticamente in procinto di fare il pit-stop successivo. Mentre lavoriamo teniamo sempre d’occhio il computer che abbiamo a disposizione, con i tempi e un riquadro con le riprese televisive, in modo da essere pronti in caso succedesse qualcosa di imprevisto. Tutti nella pit crew hanno un compito da svolgere e si preparano per la sosta successiva. Ad esempio il jackman pulisce la piazzola perché non ci siano dadi ruota, o anche solo polvere, a terra. I tire carriers vanno a prendere le gomme per la sosta successiva e lubrificano i dadi etc”.

E durante la settimana= Cosa fai in officina in un giorno normale?

“Io di solito mi occupo del retrotreno delle vetture del team. Il Joe Gibbs Racing ha tre team e ogni team usa 12/14 macchine in una stagione. Aiuto a preparare tutti i retrotreni che vengono montati sulle vetture del team, per esempio equiggiandoli con i freni. Di solito il lunedì, martedì al massimo per le trasferte lunghe, le auto tornano dalla pista. Smontiamo il retrotreno e sottoponiamo tutte le parti a controlli perc assicurarci che non ci siano pezzi da sostituire, magari a causa di contatti. Di solito il martedì è dedicato proprio al controllo e alla manutenzione dei componenti, in cerca di crepe o difetti. Mercoledì invece si procede a riassemblare tutto. Di solito lavoriamo con circa tre settimane di anticipo sul calendario, per cui le auto per i due fine settimana successivi sono già pronte. Ogni giorno poi, alle 15 circa, facciamo una sessione di allenamento al pit-stop e verso el 16:30 ci spostiamo in palestra per completare l’allenamento con pesi o corsa. Giovedì abbiamo un pochino meno lavoro, facciamo cose extra, come test o lavoro sulle auto che vanno in galleria del vento o al simulatore”. 

Ti è tornato utile quello che hai imparato da bambino quindi?

“Decisamente! Mi ha aiutato tantissimo. Quando ero giovane magari non mi andava di aiutare mio padre e di sporcarmi le mani di grasso nella fossa, ma mi è decisamente servito”.

Dopo anni di lavoro nell’ambiente, ti piacciono ancora le gare?

“Certamente, e mi appassionano anche le auto che non sono NASCAR. Per esempio quando ero a Monza, in occasione del Monza Rally Show, ho ammirato le auto da Rally, ma mi piacciono anche Formula 1 e le V8 Supercars”.

Qual è il tuo pilota preferito al di fuori della NASCAR?

“Devo dire Michael Schumacher, specialmente nel suo periodo in Ferrari”.

Veniamo alla stagione 2012: Denny Hamlin ha risolto i problemi con le coperture Goodyear dello scorso anno?

“Daytona non crea molti problemi con le gomme a causa del banking elevato e delle alte velocità, che non provocano una grande usura. Dovremo attendere la gara di Phoenix per capire meglio, ma credo fortemente che saremo competitivi”.

Come ti trovi con Darian Grubb?

“E’ fantastico! Sono molto fiducioso per questa stagione anche grazie a lui. E’ una persona molto piacevole, interagisce molto con la squadra e ha portato ottime conoscenze e un modo nuovo di lavorare”.

Avete risolto i problemi con i motori, che hanno causato qualche grattacapo durante la scorsa stagione?

“Questo lo scopriremo. Il team ha fatto grandi sforzi con il nuovo programma insieme a Toyota Racing Development. Ci hanno messo moltissimo impegno per farli rendere al meglio e hanno tutti i mezzi per riuscirci. Sicuramente saranno al livello che ci aspettiamo”.

Pensi che abbiamo chiuso con il tandem drafting?

“Lo spero, lo scopriremo in gara ma personalmente spero che sia finita. E’ un modo di correre che non mi piace, quindi lo spero. Abbiamo mandato tre auto praticamente tutti i giorni in galleria del vento. Si fanno moltissimi test oltre a quelli in pista e speriamo di aver risolto il problema”.

Hai visto la nuova Toyota Camry per il 2013?

“Sono stato al test di Homestead e non posso dire altro se non che le auto sono molto belle. Tutte e quattro sono migliorate rispetto alle attuali, ma devo dire che la Toyota è davvero bella”.

fonte immagine: Gian Luca Guiglia

Tornando a Monza, cosa hai trovato più bello della tua esperienza?

“La prima cosa che mi ha colpito è la pista. E’ favolosa. Prima di mandare l’auto in pista siamo andati a fare un giro di ricognizione a piedi ed è una pista bellissima. E poi i fans! Forse la cosa migliore che ho potuto apprezzare sono state tutte le magnifiche persone che c’erano a godersi la corsa. E anche le persone che lavorano all’Autodromo sono fantastiche”.

Ti aspettavi un così grande successo per la NASCAR a Monza?

“Sinceramente prima di arrivare non sapevo cosa avremmo fatto di preciso. Ho visto che c’era l’occasione di venire in italia e mi sono offerto volontario per l’esibizione. Non avevo aspettative e, parlando con Max Papis, mi ha detto che le sue sono state superate di molto. Max è stato un grandissimo ambasciatore per la NASCAR. Ha fatto un grandissimo lavoro con i fans ed è una persona splendida”.

Che gara NASCAR consiglieresti di vedere dal vivo, tra le tante del calendario?

“Bristol. La pista è così piccola e così veloce… vedi le macchine entrare in curva e pensi che non ci sia possibilità che ne escano indenni. E’ la gara più intensa che ci sia”.

Cosa vorresti dire ai fans italiani?

“Vi adoro e spero di tornare presto in Italia!”

Stay Tuned!

Gian Luca Guiglia

commenti
  1. LeoCella ha detto:

    interessante intervista a un personaggio non di primo piano nel tean ma con molta umanità.

  2. Giannazzo ha detto:

    Sono contento che ti sia piaciuta 🙂 Secondo me storie come quella di Scott sono molto utili per conoscere meglio la NASCAR, un ambiente molto incentrato sulle persone e sui caratteri, non solo sulla tecnica o sulla prestazione sportiva in sè. Poi Scott è veramente una gran persona!

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