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Credit: Justin Edmonds/Getty Images for NASCAR

In un finale che ha ricordato moltissimo quello del 2010, ma a parti invertite, Tony Stewart si è aggiudicato la Sylvania 300 a Loudon, New  Hampshire, scavalcando a due giri dalla fine Clint Bowyer, rimasto senza benzina come diversi altri piloti e balzando in vetta alla classifica Generale.

Stewart ha vinto la seconda gara consecutiva nella Chase For The Cup, la seconda anche nel 2011, la 41esima in carriera su 456 presenze in Sprint Cup e la terza a New Hampshire. Era dal 2008, quando ci riuscì Greg Biffle, che un pilota non vinceva le due prove iniziali della Chase. (altro…)

Credit: Todd Warshaw/Getty Images for NASCAR

E’ stato un finale da brividi quello della GEICO 400, con tutti i piloti costretti a centellinare il carburante e Tony Stewart in prima posizione a contenere come può il rientro di un Kevin Harvick libero di spingere e in gran rimonta.

“Smoke” Stewart è riuscito a tagliare il traguardo con poco meno di un secondo di vantaggio sulla Chevrolet Impala #29, conquistando la prima vittoria del 2011, la 40esima in carriera, la terza sul Chicagoland Speedway, la nona in assoluto da owner, rilanciando prepotentemente le proprie ambizioni in campionato. (altro…)

La nostra personalissima analisi dei 12 partecipanti alla Chase For The Cup 2011

Cinque stelle *****

Credit: Chris Graythen/Getty Images for NASCAR

Kyle Busch

Vettura: Toyota Camry #18
Team: Joe Gibbs Racing
Punti: 2012
Vittorie: 4 (Bristol, Richmond, Kentucky, Michigan)
Posizione media al traguardo 2011: 10.9
Posizione media in gara 2011: 10.0
Posizione media al traguardo/in gara sulle piste della Chase: 17.4/14.0
Driver rating stagionale: 108.4
Valutazione: Il 2011 potrebbe essere proprio l’anno buono per Kyle Busch, che si presenta alla Chase con una nuova maturità e la capacità di estrarre il massimo risultato dal mezzo, anche quando la serata non è delle migliori. I suoi risultati nella Chase non sono mai stati eccezionali ma quest’anno è tutta un’altra storia e il pilota di Las Vegas si è conquistato di diritto i galloni di principale avversario di Jimmie Johnson

 

 

 

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Mike Helton risponde alle domande dei giornalisti durante la conferenza di Charlotte. Fonte nascarmedia.com

Nella notte a Charlotte NC c’è stata la conferenza stampa che ha ufficializzato le novità regolamentari introdotte dalla NASCAR per i campionati del 2011. Nel disperato tentativo di riacciuffare il filo che aveva fatto crescere in maniera esponenziale spettatori e telespettatori nei primi anni duemila, o quantomeno di non perdere ulteriori fette di quella fanbase tipica del sud-est degli Stati Uniti, che ha sempre fatto la fortuna delle gare per le stock car, gli organizzatori hanno puntato la barca in direzione della “semplificazione”.

Due gli interventi specifici: classifiche basate su punteggi più comprensibili e ritocco dei meccanismi per l’accesso alla Chase for The Cup, la fase finale del campionato. L’ennesima zappa sui piedi? Sì e no…

Direi che, almeno per quanto riguarda i punteggi il bersaglio è stato centrato o quantomeno le novità introdotte presentano degli aspetti piuttosto interessanti.

Chiunque segua un minimo la NASCAR sa che i punteggi erano un vero e proprio incubo, tanto che per avere un’idea della classifica aggiornata durante le gare erano necessarie le sovraimpressioni della rete televisiva, altrimenti ciccia.

Dal 2011 invece i piloti riceveranno punteggi a scalare da 43 a 1 (l’ultimo prenderà un punto) a seconda della posizione di arrivo (da 43 a 8 per i 36 piloti della Truck Series), più 3 punti di bonus per il vincitore, 1 punto per chi conduce almeno un giro in testa e 1 punto per chi ne conduce di più durante la gara. In questo modo il vincitore avrà un bottino tra i 47 e i 48 punti, il secondo arrivato oscillerà tra 42 e 44 punti ma soprattutto ci sarà una corrispondenza evidente tra la posizione in pista e quella in pista: se un pilota è due punti indietro in classifica dovrà arrivare due posizioni davanti al rivale in gara per pareggiare, se è tre punti indietro dovrà arrivare tre posizioni davanti e così via. Questo sistema consentirà una maggior comprensione al pubblico, soprattutto nelle gare a ridosso della fine della regular season, quando ogni posizione in pista conterà per l’accesso alla Chase. I punti bonus avranno anch’essi una corrispondenza diretta con le posizioni in pista: fare un giro in testa sarà come guadagnare una posizione al traguardo.

il nuovo sistema di punteggio, fonte nascarmedia.com

Molti sostengono che con il nuovo sistema si premierà troppo la costanza rispetto alle vittorie ma in fondo è sempre stata la “consistency” a fare i campioni nel lunghissimo calendario delle stock-car americane. La decisione per il 2011 ha quindi un senso sulla strada scelta dagli organizzatori: trasformare le prime 26 gare in un cammino di regolarità verso i playoff, dove ogni posizione, ogni soprasso, ogni sportellata, pesano come un macigno. Il possibile disinteresse per le vittorie in regular season verrebbe controbilanciato dalle nuove regole per l’accesso alla Chase, che restringendo il campo a 10 piloti sicuri dovrebbero rendere molto pesanti i punti bonus per la vittoria. Io però seguirei il consiglio di Bruton Smith e aggiungerei un maggior premio in denaro per il vincitore, per movimentare la competizione nei singoli eventi.

Venendo alla Chase for the Cup, ci aspettavamo un bel cambio regolamentare salva-Junior e invece ne abbiamo avuto uno salva-McMurray! Il problema che si è tentato di risolvere è quello di aver visto il pilota di Ganassi escluso dai playoff pur avendo vinto 3 gare, tutte belle pesanti, una cosa poco comprensibile per il pubblico. Saranno ammessi, come detto, i primi dieci piloti della classifica, con l’aggiunta di altri due, quelli fuori dalla top ten con il maggior numero di vittorie. Fin qui tutto bene, poi però ale cose si complicano: i due dovranno essere comunque nella top 20 della generale (per evitare squadre che fanno sfracelli in 4 gare e poi svaniscono) e non riceveranno punti bonus per le vittorie quando il ranking verrà riordinato a settembre.

il nuovo sistema di seeding per i playoff, fonte nascarmedia.com

A pensarci bene potrebbe anche essere un sistema più equo, ma è sicuramente un passo indietro rispetto alla regola limpida valsa finora: sei nei primi 12? sei dentro. Sei tredicesimo? sei fuori. Io avrei aspettato di vedere come vanno i nuovi punteggi prima di introdurre questa variante.

Personalmente l’idea dei playoff negli sport motoristici non mi è mai piaciuta e trovo che la Chase sia più che altro un disperato tentativo di mantenere un livello di audience innaturale, creando artificiosamente dei momenti di pathos che smettono di essere tali quando capitano per regolamento. Per fortuna abbiamo scansato le eliminazioni forzate durante la Chase di cui si era vociferato: un conto è avere un campionato che si risolve all’ultima gara perché così hanno voluto gli eventi e un altro è avere un campionato che si risolve all’ultima gara per regolamento.

Un’ultima, piacevole novità è la revisione del sistema delle qualifiche. Finalmente abbiamo finito con le estrazioni e le griglie determinate dalla classifica di campionato: l’ordine di uscita delle qualifiche sarà determinato dalle prove libere e in caso di pioggia lo schieramento sarà determinato dai risultati delle libere. Decisamente più equo, soprattutto per i piloti che non hanno il posto garantito dalla classifica degli owners.

E tra una ventina di giorni si riparte!

Stay tuned 🙂

-15 e -46: sono i distacchi in classifica di Johnson e Harvick dopo la gara di domenica a Phoenix AZ, penultima puntata della telenovela Chase for The Cup.

In Arizona tutto si è risolto in una lotta di nervi e consumi che ha visto trionfare Carl Edwards, a secco da 70 appuntamenti, il quale ha potuto mettere la ciliegina sulla torta di un weekend che lo ha visto imporsi anche nella gara della Nationwide Series di sabato. Il pilota della Ford #99 de Roush Fenway Racing si è imposto grazie ad un ultimo run impeccabile da quasi 90 giri con un pieno, precedendo sul traguardo Ryan Newman e Joey Logano

 

Edwards e il consueto backflip, fonte nascar.com

 

I tre contendenti

Denny Hamlin ha sfoggiato una prestazione dominante, guidando la corsa per ben 190 giri e sfoggiando un’auto che gli ha consentito di fare il bello e il cattivo tempo per i primi due terzi di gara, però è uscito dall’ovale di Phoenix con un pugno di mosche. Il pilota della Virginia, che durante la stagione regolare era sempre apparso come uno dei migliori dal punto di vista della gestione dei consumi, si è ritrovato senza benzina ad una quindicina di giri dalla bandiera a scacchi. E’ rientrato ai box per uno splash and go per poi rimontare furiosamente nelle ultimissime battute e chiudere dodicesimo, grazie anche ai problemi di consumo di altri piloti. Un colpo da KO sprecato.

Jimmie Johnson dal canto suo è apparso un po’ plafonato, come nelle ultime gare. Alle prese con un costante e visibile sovrasterzo ha lottato sempre tra la quinta e la decima posizione. Negli ultimi trenta giri era precipitato in tredicesima piazza, scavalcato da Newman e Logano, ma è riuscito a risalire, grazie ad una guida morbidissima e ai problemi altrui, fino ad un quinto posto preso per i capelli. Il campione uscente è ancora in corsa, la nuova pit crew ha fatto il suo lavoro in modo ottimo (soste costantemente sotto i 13 secondi, contro gli oltre 14 del Texas).

Kevin Harvick ha rischiato ancora una volta di mandare tutto all’aria, questa volta a causa di un bullone mal serrato dalla sua pit crew, che lo ha obbligato a rientrare ai box. Durante la sosta ha imbarcato nuovamente benzina che gli è stata utilissima nel finale concitato perché gli ha permesso di spingere a fondo senza preoccupazioni. Morale della favola: una rimonta coi fiocchi e un sesto posto che, se da un lato lascia l’amaro in bocca per quei punticini persi dalla #48, dall’altro tiene aperto il discorso Chase fino al gran finale e permette al californiano di Bakersfield di accorciare ulteriormente le distanze dalla vetta della classifica.

 

 

Hamlin conduce le danze, fonte nascar.com

 

Cosa abbiamo visto a Phoenix

  • Gara vera e poche gialle: una bella corsa, non falsata da strane gialle per detriti negli ultimi 30 giri, su una pista vera. Si vocifera di cambiamenti al tracciato per aggiungere un po’ di banking ne corso dell’inverno ma spero sinceramente che siano voci infondate. Perché rovinare una pista splendida e molto guidata? (altro…)

Scene di vita vissuta in Alabama

Arriva la  notte di Halloween e quest’anno negli usa arriva anche il pomeriggio più temuto da tutti i piloti della Sprint Cup: Talladega, secondo capitolo della coppia di gare di cui abbiamo parlato qui. Ci arriviamo da Martinsville con una situazione più incerta, dettata dalla vittoria di Hamlin, dal mezzo passo falso di Johnson e dalla buona prestazione di Harvick. Ci aspettano 500 miglia di rischi, tamponate e spettacolo.

Martinsville – i contendenti per la Chase

La classifica dopo la gara in Virginia appare decisamente ricompattata per quanto riguarda le prime tre posizioni, con Johnson che precede Hamlin di soli 6 punti e Harvick di 66. I due contenders hanno quindi ridotto lo svantaggio dal campione uscente su un tracciato dove la Chevy #48 ha vinto la bellezza di 6 volte.

Johnson è partito con un assetto ottimizzato per run corti, prevedendo una gara molto frammentata dalle bandiere gialle. Per la prima metà la previsione è stata azzeccata, poi lunghe sequenze in bandiera verde, con il californiano di El Cajon a pagare dazio. Il quinto posto non è male tutto sommato, visto che anche stavolta le soste ai box sono andate malissimo ( 7 posizioni perse e una guadagnata nei primi tre passaggi al pit, poi non ho più tenuto il conto) e soprattutto visto che ad un certo punto, a pressanti richieste di aggiustamenti da parte del pilota Knaus ha potuto rispondere solo “non ho niente che possa migliorare la situazione, ti toccherà arrangiarti”.

victory lane per Hamlin

Hamlin dal canto suo ha portato la Toyota di Joe Gibbs in victory lane per la settima volta quest’anno, la terza di fila a Martinsville, e ha sfoggiato un assetto magnifico sulla lunga distanza e più che buono sulla breve, oltre a freddezza e decisione nei sorpassi. Si avvicinano piste favorevoli e il più serio pretendente alla coppa sembra proprio lui. Molto scontento della vettura nelle prime fasi, si è gradualmente trovato meglio e ha finalizzato al meglio, dopo aver apertamente annunciato che avrebbe puntato a vincere.

Al Richard Childress Racing invece è stata giornata di chiaroscuri. Harvick ha guadagnato qualche punto su una pista tradizionalmente a lui sfavorevole, però è anche andato a stuzzicare il suo compagno Burton, tamponandolo bellamente per farsi largo in pista. Burton era visibilmente arrabbiato anche in conferenza stampa… e non escludo che alla lunga possa pensare a qualche ritorsione. La NASCAR quest’anno ha lasciato campo quasi libero ai piloti per autoregolamentarsi e devo dire che ne è uscita una stagione ricca di contrasti che non si vedono da tanto in europa. Chissà che non sia proprio un compagno di squadra a fare il danno più grosso ad Harvick!

Martinsville – gli altri

Non ci crederete, ma Dale Jr. ha fatto diversi giri in testa, e non per fortuna! Certo, nell’ultimo quarto di gara si è perso, non è riuscito ad adeguare la macchina alla pista e ha chiuso settimo, ma è pur sempre qualcosa per un pilota amatissimo che ormai iniziavo a chiamare “mr. twentieth-something” e i più cattivi addirittura avevano ribattezzato “Dale who?”. Aspettiamoci fuoco e fiamme a Talledega dal figlio dell’uomo di Kannapolis. (altro…)