Quella 2011 è una stagione di quelle movimentate, tra le più movimentate degli anni recenti, dal 2003 a questa parte. Lo testimoniano gli undici vincitori in 16 gare, i 13 piloti diversi al comando in media per ogni gara, le 8 gare con un margine di meno di un secondo tra il vincitore e il piazzato, i 42 diversi piloti che hanno condotto almeno un giro in testa e i 30 diversi piloti che hanno ottenuto almeno una top-10.
In questa incertezza arriva una prova critica per le ambizioni di molti, sullo storico tracciato di Daytona, che rappresenta per le stock-cars il centro del mondo. 2,5 miglia di asfalto costruite vicino alla spiaggia di Daytona Beach, per volerer di Bill France, che rappresentano l’inizio ufficiale dell’epopea della NASCAR e, non a caso, occupano con un evento una delle festività più importanti dell’anno negli Stati Uniti: il giorno dell’indipendenza, che celebra l’approvazione della dichiarazione d’indipendenza dal Regno Unito, siglata nel 1776.
Le storie che circondano il superspeedway inaugurato nel 1959, ma ben presente nelle idee del fondatore Bill France già dal ’53, sono moltissime: una di queste racconta che France, a corto di fondi per terminare il circuito, si rivolse alla Coca-cola per ottenere un sostegno economico, che gli fu negato. Big Bill passò allora all’attacco presso la Pepsi-Cola, riuscendo a completare l’opera. Proprio in vistù di quell’accordo, fino al 2008 a Daytona non si è venduta nemmeno una bottiglia di Coca-Cola.
Il circuito è un triovale gigante, con curve da 31 gradi i banking, un backstretch da 3.000 piedi inclinato di 2 gradi e un frontstretch da 3.800 piedi inclinato di 18 gradi. Si percorre con l’acceleratore piantato a fondo corsa per tutta la sua lunghezza, anche a causa dei restrictor plates che vengono utilizzati, come da regolamento, per limitare la potenza delle vetture. La scia è sempre stata determinante e ora, dopo la riasflatatura avvenuta nell’inverno tra il 2010 e il 2011, è diventato indispensabile trovare un partner con cui fare coppia e formare il cosiddetto tandem-draft.
Le ultime sette gare sul circuito hanno visto imporsi sette piloti diversi, l’ultimo dei quali è il giovanissimo Trevor Bayne, che a febbraio ha riportato in victory lane il team Wood Brother. La classifca assoluta delle vitorie a Daytona vede in testa Richard Petty, con 10 successi, seguito da Cale Yarborough con 9 e David Pearson con 8. Il pilota in attività più vincente è invece Jeff Gordon, 6 volte sul gradino più alto del podio, seguito da Jimmie Johnson, fermo a quota 4.
Fare pronostici è decisamente inutile, perché la Coke Zero 400 sarà davvero quella che gli americani definiscono una “anybody’s race”, una corsa che potrebbe vincere chiunque. Sarà sicuramente un punto di snodo per la stagione di diversi piloti, soprattutto quelli che hanno una classifica piuttosto deludente e che sono costretti a puntare ad un posto da Wild Card per la Chase for The Cup. La tensione e la necessità di un risultato potrebbero portare anche ad una gara nervosa e punteggiata da diverse bandiere gialle, specie nel finale.
Potrebbe essere un’occasione per recuperare posizioni per Regan Smith e Brad Keselowski, entrambi con una vittoria ma fuori dalla top-20. Potrebbe essere la gara chiave per Tony Stewart e Jamie McMurray, entrambi alla disperata ricerca di un successo ed entrambi pluri-vincitori sul superspeedway di Daytona. Attenzione anche a piloti come Grag Biffle e Denny Hamlin, nonchè al tandem uscito vincitore da Talladega, quello formato da Jimmie Johnson e Dale Earnhardt Jr.