Posts contrassegnato dai tag ‘Jamie McMurray’

 

Credit: Wendy Duch/Pocono Raceway

Kasey Kahne, Joey Logano, A.J. Allmendinger, Aric Almirola e Jamie McMurray (assente ieri), sono impegnati in una due giorni di test, organizzata dalla Goodyear, al Pocono Raceway.

Il “Tricky Triangle” è stato oggetto di un completo rinnovo del manto d’asfalto nel corso dell’inverno e i cinque piloti della Sprint Cup sono stati scelti per collaudare gli pneumatici che la casa di Akron porterà per la 400 miglia che si disputerà il prossimo 10 giugno. (altro…)

Credit: Getty Images for NASCAR

Tony Stewart ha letteralmente dominato la Kobalt Tools 400, andando a cogliere il primo successo stagionale al Las Vegas Motor Speedway, nella terza prova della Sprint Cup.

Per Stewart, quella conseguita battendo Jimmie Johnson è la prima vittoria al Las Vegas Motor Speedway, fino a ieri uno dei tre circuiti, insieme a Darlington e Kentucky, dove ancora non aveva visitato la victory lane. Si è trattato inoltre del suo 45esimo successo su 467 presenze. (altro…)

John Harrelson, Getty Images for NASCAR

La stagione che inizierà il prossimo fine settimana con il Budweiser Shootout si preannuncia molto combattuta e foriera di sorprese. Alcuni grandi team come il Roush Fenway Racing e il Richard Childress Racing hanno dovuto ridurre il proprio impegno, passando da quattro vetture a tre, a causa dell’abbandono di diversi sponsor, come UPS, che hanno preferito puntare su un impegno ridotto su una vettura vincente, piuttosto che sponsorizzare per un’intera stagione un team da metà schieramento. (altro…)

Christian Petersen/Getty Images

Matt Kenseth ha siglato la pole position per la Kobalt Tools 500, sul rinnovato circuito di Phoenix, grazie ad un tempo di 26.258 secondi, pari a 137.101 miglia orarie di media. (altro…)

Credit: Todd Warshaw/Getty Images for NASCAR

Brad Keselowski ha condotto 158 dei 200 giri previsti sul Chicagoland Speedway per aggiudicarsi la Dollar General 300, 28esima prova della Nationwide Series, davanti a Carl Edwards.

Per Keselowski si tratta della 15esima vittoria in carriera su 162 presenze nella categoria, la terza della stagione dopo quelle conseguite a Loudon e Indianapolis. (altro…)

Jerry Markland/Getty Images for NASCAR

Il CIRCUITO

L’ovale di Richmond, 0,75 miglia in totale, è un altro dei punti fermi del calendario della Nascar, situato com’è nel mercato fondamentale del sud-est degli States, ed è sempre stato teatro di gare spettacolari e combattute.

Inaugurato nel 1946 come ovale sterrato da mezzo miglio, il Richmond International Speedway ha ospitato la sua prima gara sanzionata dalla NASCAR nel 1953. In quell’occasione fu Lee Petty ad imporsi. Nel 1988, dopo la gara di febbraio, parte del circuito fu ricostruita, portandolo all’attuale lunghezza di tre quarti di miglio. (altro…)

Credit: Todd Warshaw/Getty Images for NASCAR

David Reutimann ha colto la prima pole position stagionale e partirà davanti a tutti nella Wonderful Pistachios 400 a Richmond, Virginia.

Sceso in pista per 40esimo, in virtù del settimo tempo realizzato nelle prove libere, Reutimann ha stabilito un tempo di 21.196 secondi, pari a 127.383 miglia orarie di media sul giro, che gli ha consentito di battere Jamie McMurray di 8 millesimi di secondo. Tra i piloti scesi in pista successivamente, Jimmie Johnson si è inserito al terzo posto e scatterà quindi dalla seconda fila, affiancato da Mark Martin. (altro…)

Todd Warshaw/Getty Images

Il circuito

L’Atlanta Motor Speedway è situato ad Hampton, una trentina di chilometri a sud di Atlanta, capitale della Georgia, il nono stato più popoloso degli Stati Uniti, l’ultimo degli stati confederati ad essere annesso all’Unione nel 1870.

Presente nel calendario della Sprint Cup fin dal 1960, quando a imporsi nella gara inaugurale fu Fireball Roberts, il quadri-ovale di Atlanta ha ospitato due eventi a stagione fino al 2010. Da questa stagione, in ragione di un netto calo degli spettatori, vi si disputa un solo appuntamento, il penultimo prima della Chase for The Cup, in occasione della festività del Labor Day. (altro…)

Credit: Jerry Markland/Getty Images for NASCAR

Brad Keselowski si è imposto nella Irwin Tools Night Race at Bristol grazie ad una sosta ai box perfetta e ad un restart fulmineo, che gli hanno consentito di tagliare il traguardo davanti a tutti per la seconda volta in meno di un mese.

Per Keselowski si tratta del terzo centro stagionale, il quarto in carriera, un successo che lo issa all’undicesimo posto della generale, regalandogli la quasi certezza di un posto da Wild Card nella Chase, e che dimezza, portandolo a 21 punti, il suo distacco dalla decima posizione di un Tony Stewart sempre più in crisi. (altro…)

Credit: Chris Graythen/Getty Images

Paul Menard ha centrato il primo successo in carriera vincendo la Brickyard 400, grazie ad un’ottima strategia che gli ha consentito di resistere al ritorno di Jeff Gordon e portare la Chevrolet Impala #27 del Richard Childress Racing in victory lane, coronando così un sogno che per la famiglia Menard era un’ossessione: vincere a Indianapolis. Menards, importante catena di negozi di bricolage, è infatti coinvolta nel motorismo americano a vari livelli ed ha anche schierato un proprio team in quella che allora era la IRL.

Il successo rilancia anche le ambizioni di Paul per un posto nella Chase for the Cup, visto che il trentenne del Wisconsin è al momento una delle 2 wild card, in virtù della vittoria di ieri e del 14esimo posto in classifica.

Per Paul Menard, come detto, si tratta della prima vittoria in carriera, ed è la quarta volta, nel 2011, che un pilota conquista la sua prima affermazione. Gli altri sono stati Trevor Bayne, Regan Smith e David Ragan.

Le vetture più in palla del lotto sono sembrate fin dalle prime battute quelle di Kasey Kahne, in testa per ben 48 tornata, Jeff Gordon e Jimmie Johnson, ma anche in questa occasione a fare la parte del leone sono state le strategie, tutte finalizzate a mantenere una posizione più avanzata possibile, per avere aria pulita e incontrare meno traffico, anche a scapito dell’usura degli pneumatici. (altro…)

Credit: Tom Pennington/Getty Images for NASCAR

L’Indianapolis Motor Speedway è uno di quei circuiti che non hanno assolutamente bisogno di presentazioni, incastonato com’è nella storia dell’automobilismo fin dal 1909, insieme alla sua striscia di mattoni, la Brickyard, reminiscenza di un passato pionieristico baciata da tutti quelli che hanno la fortuna di posare piede sull’asfalto dello Speedway, con la S maiuscola.

Descriverne la storia, soffermandosi soltanto sugli aspetti e gli avvenimenti principali, richiederebbe comunque di scrivere un libro, per cui rimanderò gli interessati ad una ricerca più approfondita sul web o a una delle tante letture cartacee che affiancano storie meravigliose ad altrettanto meravigliose immagini di piloti come Jim Clark, Mario Andretti, Al Unser, A.J. Foyt e mille altri che meriterebbero di essere elencati.

Da sempre sede della 500 miglia di Indianapolis, l’ovale di Indianapolis si presenta come un rettangolo con gli spigoli arrotondati. I due lati più lunghi del rettangolo sono il frontstretch e il backstretch, lunghi entrambi 3300 piedi, poco più di un chilometro. Le quattro curve sono inclinate di 9°12′ e sono il terreno ideale per le monoposto della Indycar. Alle vetture della Sprint Cup, dotate di molto meno carico aerodinamico, le curve di Indianapolis richiedono frenate decise, un assetto molto a posto per lasciar coricare la vettura e non perdere troppa velocità nei brevissimi rettilinei che rappresentano i lati brevi del rettangolo, e un’ottima motricità in uscita per lanciarsi il più velocemente possibile nei rettilinei. (altro…)

Quella 2011 è una stagione di quelle movimentate, tra le più movimentate degli anni recenti, dal 2003 a questa parte. Lo testimoniano gli undici vincitori in 16 gare, i 13 piloti diversi al comando in media per ogni gara, le 8 gare con un margine di meno di un secondo tra il vincitore e il piazzato, i 42 diversi piloti che hanno condotto almeno un giro in testa e i 30 diversi piloti che hanno ottenuto almeno una top-10.

In questa incertezza arriva una prova critica per le ambizioni di molti, sullo storico tracciato di Daytona, che rappresenta per le stock-cars il centro del mondo. 2,5 miglia di asfalto costruite vicino alla spiaggia di Daytona Beach, per volerer di Bill France, che rappresentano l’inizio ufficiale dell’epopea della NASCAR e, non a caso, occupano con un evento una delle festività più importanti dell’anno negli Stati Uniti: il giorno dell’indipendenza, che celebra l’approvazione della dichiarazione d’indipendenza dal Regno Unito, siglata nel 1776.

Le storie che circondano il superspeedway inaugurato nel 1959, ma ben presente nelle idee del fondatore Bill France già dal ’53, sono moltissime: una di queste racconta che France, a corto di fondi per terminare il circuito, si rivolse alla Coca-cola per ottenere un sostegno economico, che gli fu negato. Big Bill passò allora all’attacco presso la Pepsi-Cola, riuscendo a completare l’opera. Proprio in vistù di quell’accordo, fino al 2008 a Daytona non si è venduta nemmeno una bottiglia di Coca-Cola.

Il circuito è un triovale gigante, con curve da 31 gradi i banking, un backstretch da 3.000 piedi inclinato di 2 gradi e un frontstretch da 3.800 piedi inclinato di 18 gradi. Si percorre con l’acceleratore piantato a fondo corsa per tutta la sua lunghezza, anche a causa dei restrictor plates che vengono utilizzati, come da regolamento, per limitare la potenza delle vetture. La scia è sempre stata determinante e ora, dopo la riasflatatura avvenuta nell’inverno tra il 2010 e il 2011, è diventato indispensabile trovare un partner con cui fare coppia e formare il cosiddetto tandem-draft.

Le ultime sette gare sul circuito hanno visto imporsi sette piloti diversi, l’ultimo dei quali è il giovanissimo Trevor Bayne, che a febbraio ha riportato in victory lane il team Wood Brother. La classifca assoluta delle vitorie a Daytona vede in testa Richard Petty, con 10 successi, seguito da Cale Yarborough con 9 e David Pearson con 8. Il pilota in attività più vincente è invece Jeff Gordon, 6 volte sul gradino più alto del podio, seguito da Jimmie Johnson, fermo a quota 4.

Fare pronostici è decisamente inutile, perché la Coke Zero 400 sarà davvero quella che gli americani definiscono una “anybody’s race”, una corsa che potrebbe vincere chiunque. Sarà sicuramente un punto di snodo per la stagione di diversi piloti, soprattutto quelli che hanno una classifica piuttosto deludente e che sono costretti a puntare ad un posto da Wild Card per la Chase for The Cup. La tensione e la necessità di un risultato potrebbero portare anche ad una gara nervosa e punteggiata da diverse bandiere gialle, specie nel finale.

Potrebbe essere un’occasione per recuperare posizioni per Regan Smith e Brad Keselowski, entrambi con una vittoria ma fuori dalla top-20. Potrebbe essere la gara chiave per Tony Stewart e Jamie McMurray, entrambi alla disperata ricerca di un successo ed entrambi pluri-vincitori sul superspeedway di Daytona. Attenzione anche a piloti come Grag Biffle e Denny Hamlin, nonchè al tandem uscito vincitore da Talladega, quello formato da Jimmie Johnson e Dale Earnhardt Jr.

Il primo apputanemento su stradale del calendario della NASCAR si svolgerà stasera a Sonoma, California, una cinquantina di miglia a nord di San Francisco, sull’Infineon Raceway, noto anche come Sears Point. La pista è stata costruita nei tardi anni 60 e ha ospitato il suo primo evento motoristico nel 1968. E’ entrata a far parte del calendario di quella che oggi è la Sprint Cup soltanto nel 1989, per sostituire lo storico tracciato di Riverside. Da allora, quando il successo arrise a Ricky Rudd, al volante di una Buick, il maggior numero di trofei è andato a Jeff Gordon, vincitore di 5 gare sul circuito e autore di una tripletta a cavallo tra il 1998 e il 2000. “Woder Boy” precede una serie di piloti fermi a 2 successi: Ernie Irvan, Ricky Rudd, Rusty Wallace e Tony Stewart.

Il tracciato californiano si snodava inizialmente su una lunghezza di 2,52 miglia per 12 curve e una serie di saliscendi tra le colline. Fu poi riconfigurato nel 1998, bypassando la parte conosciuta come Carousel, costruendo un tratto di asfalto simile a uno scivolo (e chiamato appunto “The Chute”) tra curva 4 e curva 7. Criticato da molti piloti, questo tratto è stato ulteriormente modificato nel 2001, creando il layout attuale del circuito, che misura 1,990 miglia.

I punti dove sorpassare non sono molti, in compenso le zone dove poter concludere anzitempo la propria gara non mancano affatto e si tratterà soprattutto di sopravvivere e farsi largo in un mucchio di auto molto molto vicine come prestazioni, cosa che negli ultimi anni ha prodotto un aumento netto degli incidenti in gara, anche in virtù dei restart su due file, in cui volano letteralmente botte da orbi. Oltre al paraurti, per farsi strada sarà necessaria un’ottima strategia ai box, nonché un pit-crew efficace e veloce e “creativa”: una sosta anticipata o ritardata o anche due gomme invece di quattro al momento giusto potrebbero fare la differenza tra la vittoria e un ventesimo posto.

I favoriti per la corsa sono ovviamente diversi dai soliti noti e spiccano soprattutto Juan Pablo Montoya e Marcos Ambrose, entrambi alla ricerca forsennata di una vittoria che li possa lanciare nella rincorsa alla Chase for the Cup, anche attraverso un posto da Wild Card. Mentre Montoya è piuttosto vicino alla top-10 della generale e ha già vinto due gare su stradale, di cui una proprio a Sears Point, l’australiano Ambrose deve ancora trovare la strada per la victory lane e cancellare il ricordo della figuraccia rimediata sui saliscendi di Sonoma l’anno scorso, quando era in testa e, nel tentativo di risparmiare benzina, spense il motore della sua stock car in salita, senza riuscire a riavviarlo e regalando la vittoria a Jimmie Johnson. Dopo la buonissima prestazione del 2010 non è da sottovalutare nemmeno Robby Gordon, decisamente a suo agio a Sears Point.

Tra gli altri potrebbero ben figurare soprattutto Jeff Gordon, autore di una corsa travagliata nel 2010, caratterizzata da una miriade di contatti per i quali è stato accusato di guidare in modo sconsiderato, e Tony Stewart, due volte vincitore all’Infineon Raceway. Se Gordon può vantare il maggior numero di vittorie sul tracciato, Stewart possiede invece il miglior rating con 110,4 punti. Entrambi poi hanno una posizione media a traguardo intorno al 9. Tra gli “ovalisti” occhio poi a Kurt Busch (100 il suo rating) jamie McMurray, dannatamente veloce nelle libere e Denny Hamlin, che sembra avere un bel ritmo sui long runs.

Stay Tuned!

Kurt Bush festeggia la vittoria sul traguardo di Daytona - fonte nascarmedia.com

Prima gara, nemmeno di campionato, e prime polemiche. Il Budweiser Shootout di questa notte è andato a Kurt Bush, alla prima affermazione in carriera con i restrictor plates. Il più grande dei fratelli Bush però non è transitato per primo sotto la bandiera a scacchi, perché il primo muso ad attraversare la start/finish line è stato quello della Toyota #11 di Denny Hamlin, declassato subito dopo per aver passato Ryan Newman al di sotto della doppia linea gialla che delimita il lato interno della pista. Tutto si è risolto all’ultimo giro con due coppie di piloti in fuga: mentre McMurray spingeva Bush fino al traguardo, Hamlin tentava il colpaccio infilandosi all’interno di Newman, il quale si abbassava leggermente, spingendo la #11 sotto la linea gialla.

Il pilota del Joe Gibbs Racing ha scelto deliberatamente di scendere oltre il consentito perché “una vittoria nello Shootout non vale lo spedire la #39 in tribuna. Per me alla velocità a cui stavamo andando, se avessi toccato il suo posteriore sinistro, la sua auto sarebbe decollata”*. (altro…)

festa in victory lane per l'equipaggio della #01, fonte grand-am.com

Se escludiamo la Chase for The Cup, il team di Chip Ganassi negli ultimi 12 mesi ha portato a casa tutto quello che c’era da vincere nelle corse americane: Indy 500, Daytona 500, Brickyard 400, campionato Indycar e campionato Grand-am con 9 vittorie. La corazzata col bersaglio è lanciata a tutta velocità, per la felicità di McMurray, Montoya, Franchitti e Dixon, che trarranno sicuramente buoni auspici dalla forma dimostrata in florida per i rispettivi campionati che vanno a iniziare, ma soprattutto per la felicità dell’equipaggio della Riley-BMW #01 di Pruett, Rojas, Hand e Rahal, che tornano sul gradino più alto del podio nella classica maratona di inizio stagione e cominciano con il piede giusto l’annata 2011. Dietro ai due Daytona Prototypes di Ganassi hanno chiuso il team Action Express del nostro Max Papis e di Barbosa,Borcheller,Fittipaldi,France. Quarto il Michael Shank racing con Brundle,Blundell, Brown e Patterson, sorprendente per le prestazioni dei due veterani.  (altro…)